I segretari Provinciali del SIAP di Latina, Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, Zani Cotesta e Marco Cipolla, intendono porre all’attenzione dell’opinione pubblica le numerose aggressioni patite dai poliziotti nell’ambito dello svolgimento della loro attività istituzionale nella provincia di Latina. L’ultima in ordine cronologico è quella occorsa in danno dei colleghi del Commissariato di PS di Cisterna di Latina lo scorso 24 giugno in Aprilia , che venivano aggrediti con calci e pugni dal marito di una donna verso cui si stavano procedendo all’esecuzione di un ordine di carcerazione della Procura. Tale episodio richiama subito alla mente quello dello scorso 20 maggio avvenuto presso la stazione di Minturno in cui sono stati quattro gli agenti, del Commissariato di Formia, costretti a ricorrere alle cure mediche per le lesioni procurategli da un uomo che stavano fermando nell’ambito di un servizio mirato a sventare un’estorsione. Poi, come non ricordare le aggressioni subite dai Carabinieri di Formia domenica scorsa. Questi sono solo le ultime delle tante aggressioni subite negli ultimi anni dagli appartenenti alle forze dell’ordine in questa provincia nell’indifferenza dell’opinione pubblica e delle istituzioni. Il SIAP di Latina si sente in dovere di far cadere tale indifferenza su tali episodi invitando tutti a riflettere se sia ancora ammissibile in questo paese che l’aggressione di un poliziotto faccia veramente notizia e diventi oggetto di dibattito solo quando questi, costretto a difendersi, reagisce e ferisce l’aggressore, come purtroppo è accaduto pochi giorni fa in Roma. Il SIAP ritiene che debba trovare spazio nella pubblica opinione e nei dibattiti politici il tema della sicurezza degli operatori di polizia. Non si capisce per quale motivo ogni ambiente, compresa l’auto di servizio, in cui gli operatori della sicurezza pubblica sono chiamati a svolgere la loro pubblica funzione non debba essere considerato luogo di lavoro ai sensi della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, quindi non si prevedano delle concrete misure di prevenzione degli infortuni come accade per tutti gli altri lavoratori di questo Paese. È di questi giorni la buona notizia della distribuzione nel prossimo autunno di circa 4500 taser, probabilmente accelerata dai fatti di Roma; si spera che tale annuncio si concretizzi e che parte di tali dispositivi venga messa a disposizione degli operatori pontini. Ma si deve e si può fare di più; come ad esempio dotare gli agenti di protezioni individuali in grado di evitargli lesioni in caso di percosse o accoltellamenti. I poliziotti hanno il diritto di ritornare, dopo il servizio, dalle loro famiglie così come sono usciti di casa senza dover passare per gli ospedali della Repubblica per farsi curare o per restarvi ricoverati, così come tale diritto viene riconosciuto a tutti gli altri lavoratori in questo Paese. L’indifferenza verso l’incolumità fisica dei lavoratori in divisa è la cosa che più ci allarma, come cittadini prima, poi come rappresentanti dei loro diritti. Vorremmo che fosse chiaro e non soggetto a libera interpretazione il fatto che non c’è nessuna clausola del contratto di lavoro dei poliziotti che autorizzi chicchessia a considerare normale che debbano riportare lesioni nell’ambito del loro servizio e che per tale ragione si possa trascurare l’aspetto della loro sicurezza. Anzi, il SIAP ritiene che quello della sicurezza degli operatori di polizia, in un Paese civile, debba essere uno dei temi centrali nell’ambito della complessa organizzazione della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica dei cittadini; perciò non può, come purtroppo spesso accade, essere confuso con quello della proporzionalità tra la difesa esercitata dagli agenti rispetto all’aggressione subita, questione quest’ultima che attiene a tutt’altro ambito di interessi. Noi del SIAP, così come ogni altra persona di buon senso, riteniamo che venga all’attenzione l’interesse della tutela dell’incolumità psico-fisica delle donne e degli uomini in divisa durante lo svolgimento dei loro servizi istituzionali a tutela dell’ordine e della pubblica sicurezza. Per questo motivo, avvertiamo la necessità di rivolgerci pubblicamente ai cittadini ed alle istituzioni pubbliche locali affinché si inneschi un processo di pubblica riflessione che sia in grado di sollecitare una generale presa di coscienza dell’esistenza di un problema di sicurezza sui luoghi di lavoro anche per questa categoria di lavoratori che deve essere necessariamente affrontato e risolto affinché fatti di violenza come quelli appena citati non siano più ignorati o, peggio, a considerati normali.
I Segretari Provinciali
Zani Cotesta – Cipolla Marco